Pasticcio all’inglese.
Seppure non ancora perfezionata, iniziano a sentirsi i primi effetti tangibili della Brexit.
Quando ancora si discute su modalità e regolamentazioni, il governo May ha già emesso una sentenza. Questa riguarda da vicino gli studenti comunitari che scelgono le università del Regno Unito, ma come vedremo anche un carattere socio-culturale britannico.
Già di per se stesse le tasse universitarie nel paese di Sua Maestà sono salate: ammontano a 9.250 Sterline annue, un po’ meno di 11.000 euro.
E se Theresa May ha garantito che per gli iscritti nel 2019 non cambierà nulla, a partire dall’anno prossimo potrebbero schizzare anche fino a 25.000 Sterline (circa 29.000 euro), a seconda dei corsi.
Il problema, che risulta evidente per le famiglie degli studenti, riguarderà anche la dinamica del sistema di istruzione inglese. Attualmente questo beneficia dell’apporto di numerosi studenti che popolano e arricchiscono gli atenei d’oltre-manica. Con questi sensibili aumenti gli esperti ne temono una frenata, e di conseguenza un impoverimento di tutto il sistema. Che non potrà che non ripercuotere anche sulla qualità.
Inoltre, visto che è stato specificato che la norma entrerà in vigore nel 2021, ma la conferma delle rette si limita per ora solo al 2019, ci si chiede cosa accadrà l’anno prossimo. Nel 2020 la Gran Bretagna farà ancora formalmente parte della UE per non aver ancora consolidato l’uscita, ma non ne sarà “completamente” integrata.
Insomma una navigazione a vista che se fosse in Italia non esiteremmo a definire “pasticciaccio”.