Mes o non Mes? Ecco perche bisogna dire "no"

UE o no UE: questo è il problema? (seconda parte)

Mario Draghi si o Mario Draghi no: questa è la soluzione?

Alcune proposte di riflessione

Consentire la libera circolazione di capitali, persone e merci, unificare le regole, creare meccanismi di aiuto internazionale, invece è sempre più necessario in un mondo globalizzato dove il profitto è l’unica divinità che le imprese ed i privati adorino e la funzione sociale degli Stati di diritto è sempre più ridotta dalla loro stessa natura giuridica, che non rientra nei meccanismi del capitalismo selvaggio e in-sostenibile.

Dunque l’Unione Europea è davvero fondamentale ed insostituibile per i Paesi membri, così come lo è per tutte le altre esperienza analoghe sul pianeta.

Ma allora cosa è successo, perché l’Ue è entrata in una crisi così profonda.

In realtà la crisi europea è iniziata con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel 2009, quando vennero aboliti i tre pilastri su cui si reggeva prima l’unione.

A Lisbona la decisione fu quella di far partire davvero la Ue come ente sovra nazionale, autonomo ed indipendente, tanto che soltanto nel 2009 l’unione assunse personalità giuridica.

Ma nel tripudio o nella preoccupazione generale – stava iniziando la grande crisi finanziaria mondiale del 2008 – nessuno, o forse solo pochi, si resero conto che se quello era davvero l’ultimo passo per raggiungere la vera, totale e definitiva Ue, gli Stati membri avrebbero dovuto rinunciare, quanto meno parzialmente, alla propria sovranità, rinunciando a governare da soli.

Così i tecnocrati, che iniziarono a lavorare sotto traccia, perché già sapevano dove si sarebbe arrivati, furono lasciati liberi e forse anche, soli, dalla parte politica che dirigeva il Parlamento Europeo ed i principali Stati aderenti.

Inoltre l’Ue ha aumentato nel tempo la possibilità di accedere alle risorse proprie per gestire gli organi amministrativi e giuridici, ricevendo dagli Stati membri quote dei dazi doganali, delle accise e dell’Iva.

Il potere impositivo è l’unica forza che consenta ad un Paese, al suo popolo in realtà, di esercitare la sovranità nazionale, ridurla significherebbe limitare il potere statuale e subordinarlo a quello di qualche altro ente internazionale.

Dunque ecco che in questa ultima decade si delineano tutte le condizioni per la cosiddetta “tempesta perfetta”.

Lo “spettro che si aggira per l’Europa” di marxiana memoria, riappare sotto mentite e subdole spoglie.

Infatti, silenziosamente, le componenti del disastro si andavano mettendo in fila una dietro l’altra.

La crisi finanziaria mondiale, la prima patologica a livello planetario, partita proprio nel 2008 dagli Usa.

La crisi di crescita politica della realizzazione concreta della Ue, iniziata nel 2009 – non a caso il Mes è targato 2010 – ed ormai giunta all’ultimo passaggio fondamentale, che però prevede una forte riduzione della sovranità degli Stati membri, alla quale nessuno vuole rinunciare.

La crisi dell’immigrazione che preme sui Paesi membri, in particolare il nostro, scatenata da una politica internazionale totalmente cieca delle grandi nazioni che continuano a sconvolgere equilibri regionali per motivi di bieco interesse economico.

Ecco, davanti a questo scenario si è aperta la attuale emergenza sanitaria, che sta provocando, a parte il pesante tributo umano, una drammatica crisi economica.

Però questa volta la crisi introduce una questione nuova ed imprevista, tanto che nessuno Stato era preparato ad affrontarla.

Oggi gli Stati membri sono messi davanti ad un problema reale di sopravvivenza e di tutela della salute dei propri cittadini.

La scelta non è più fra la sinistra e la destra, fra i falchi e le colombe, fra il bene ed il male: oggi la scelta è fra la vita e la morte.

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