Parla il sacerdote italiano che segue il piccolo Alfie.
“Saremo sempre riconoscenti all’Italia per il supporto che ci sta fornendo. Unico Paese che ha mostrato vera sensibilità e attenzione nei riguardi del nostro Alfie”.
E ancora: “Ci siamo sentiti nuovamente traditi dal nostro stesso paese. Ma non ci fermeremo alla decisione presa oggi dai giudici dell’Alta Corte reale. Andremo avanti, continueremo a lottare contro tutto e tutti, percorrendo qualsiasi strada possibile per fare in modo che Alfie venga trasferito in Italia, sotto le cure dei medici del Bambin Gesù di Roma”.
Sono queste le parole di Tom e Kate Evans, genitori del piccolo Alfie. Le riferisce Don Gabriele Brusco, il sacerdote che segue secondo per secondo il piccolo che lotta contro la morte a Liverpool.
Il sacerdote è una specie di inviato speciale del Vaticano, pur non avendo un incarico ufficiale. Non lascia mai la stanza di Alfie o il corridoio dell’ospedale pediatrico in cui è ricoverato.
“Cerco di essere il più possibile nella stanza con il piccolo – spiega don Gabriele -. Il piccolo è in condizioni critiche ma comunque stabili. Ha dimostrato anche oggi (ieri = ndr) quanto sia attaccato alla vita. Ha cercato di respirare da sé. L’assistenza delle macchine come è ben noto sta sempre più venendo meno. Nei giorni scorsi il bimbo ha respirato in maniera autonoma per quasi dieci ore, ma poi si è tornati a dargli ossigeno attraverso una cannula”.
La situazione a Liverpool è molto tesa. Davanti all’ospedale stazionano cronisti internazionali e numerosi attivisti. Sono impegnati decine di poliziotti.
Don Gabriele ha infine dichiarato in un intervista riportata su Repubblica: “Se fossi stato anche io un padre così come lo è Tom, avrei fatto di tutto per salvare mio figlio senza mai arrendermi anche di fronte alla sentenza di un giudice che non mi sta permettendo di ricevere il sostegno da chi vuol aiutare mio figlio in fin di vita”.