Ricerca commissionata dalla Lega
La maggioranza degli interpellati in un sondaggio indetto dalla Lega Nord, non approva i prossimi referendum in Veneto e Lombardia.
Da queste pagine abbiamo spesso evocato l’inutilità di questa consultazione. E i motivi sono semplici: lo scopo sarebbe esclusivamente quello di ottenere un tavolo di trattativa col Governo. Strada che si potrebbe benissimo percorrere anche senza indire un referendum. Anzi due!
La notizia è stata riportata da Corriere.it.
L’intento evidente è stato quello di tastare il polso anche alle Regioni escluse dalle consultazioni.
E questa è una prova indiretta del fatto che all’interno del partito del carroccio si è consci della disparità. E ci si preoccupa delle reazioni.
C’è inoltre da sottolineare che se si indice una ricerca sul gradimento di quella che è la prerogativa di base del partito, e proprio alla vigilia di una consultazione, significa che la sicurezza non è del tutto ferma.
Ecco i risultati.
Alla domanda sull’approvazione all’aver indetto il referendum, gli intervistati hanno risposto NO per il 44% e SI per il 41%. Ma anche nelle regioni del Nord non si è verificata quella marea di approvazioni che forse il carroccio si aspettava. Il gradimento ha oscillato tra il 51% nel Nord-Ovest e il 56% nel Nord-Est. Quest’ultimo avrebbe dovuto, secondo gli attori, tributare un plebiscito.
Ancora meno bene per la Lega le risposte anche al Nord sull’utilità: solo il 45% nel Nord-Est e il 48% nel Nord-Ovest hanno risposto di ritenere i referendum utili. In entrambi i casi superati dai NO.
Ma le cose peggiorano decisamente quando si parla delle spese che si devono sostenere per lo svolgimento delle consultazioni.
Il 56% nel Nord-Ovest e il 52% nel Nord-Est hanno risposto di ritenere la spesa non utile.
Ma quanto stupisce maggiormente è la convinzione tra gli intervistati che invece del referendum sarebbe stato meglio intavolare una trattativa.
Anche su questo versante l’opportunità referendaria è battuta. E neppure nel Nord-Ovest raggiunge il 50%.
Sicuramente le vicende catalane non hanno certo giovato alla linea di Salvini. Tanto che già si è diffuso l’uso di chiamare queste prossime consultazioni “i referendum inopportuni”.
C’è preoccupazione anche per l’affluenza, che a questo punto potrebbe risultare bassa. Il che farebbe cadere anche la prerogativa strategica. Con conseguente affermazione della tesi di chi ritiene questi soldi gettati al vento.
In Lombardia c’è addirittura il quorum. Per cui si delineerebbe anche una figuraccia di fatto.
Apprensione quindi nella camera dei bottoni leghista, almeno fino al 22 ottobre, quando si vedrà come sono andate le cose.