Sindacato e M5S, le poltrone mischiano le carte

Sindacato e M5S: le poltrone mischiano le carte

Le dichiarazioni di Di Maio e le risposte della politica

Hanno suscitato inquietudine presso il sindacato le parole di Luigi Di Maio.

Il leader dei 5 stelle, incoronato dal web e dal “re emerito” Beppe Grillo, ha fatto la sua esternazione su quella che sarà la sua posizione qualora dovesse assurgere al potere.

Di Maio ha detto senza mezzi termini che i sindacati DEVONO cambiare. In alternativa ci penserebbe lui a cambiarli, dal cruscotto di comando di un eventuale governo del suo partito.

Una posizione senza dubbio coraggiosa, che pochi hanno preso ed esternato anche in passato.

La reazione dei partiti

La reazione degli altri partiti è stata unanime. E questo è forse un segnale inatteso. Ci si aspettava sicuramente lo sdegno da parte della Sinistra. Come infatti è arrivata, soprattutto da parte di una Camusso indignata.

Ma anche da parte di Forza Italia si sono levati cori di opposizione.

Lucio Malan ha dato infatti una botta al cerchio del sindacato, ed una alla botta di Di Maio. Ma in modo strategico: condannando il sindacalismo definito selvaggio, del passato. E quindi senza gravare sull’attuale status. Ma contemporaneamente ha attaccato violentemente il candidato premier grillino.

Questa la sua dichiarazione: “Peggio del sindacalismo selvaggio del passato c’è solo il sindacalismo di regime che vuole l’apprendista premier Luigi di Maio che, non avendo fatto altro mestiere che quello di vicepresidente della camera, non può comprendere i meccanismi e la realtà del mondo del lavoro”.

Di certo non una buona accoglienza per chi come Di Maio si propone alla guida del Paese.

Ma Malan rincara la dose: “Fa sorridere sentirla parlare di presunti nuovi posti di lavoro che deriverebbero da maggiori investimenti su Internet, quando il partito di cui lui figura capo si oppone programmaticamente a qualunque infrastruttura. Questo sì cancella posti di lavoro“.

Il fronte dei 5 stelle appare però compatto, almeno su questo fronte. Della stessa idea sul sindacato pare essere anche l’oppositore interno del candidato, Roberto Fico.

Insomma pare proprio che le divisioni tra i partiti dipendano non tanto dalla politica quanto dalla … “poltronica”. O no?

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