Il Vescovo emerito è morto a Stresa
Scompare una delle figure più rappresentative della Chiesa impegnata: il Vescovo emerito di Acerra. Per tutti Don Antonio Riboldi.
Con lui perde un po’ di vigore la voce che si è levata a sostegno dei terremotati del Belice. Ma soprattutto ci ha lasciato una figura importante nell’impegno contro le mafie.
Il Sacerdote si pose in testa e assurse a simbolo della protesta contro Raffaele Cutolo. Negli anni ’80 portò in corteo migliaia di giovani, ad Ottaviano, a denuncia dello strapotere del boss.
Fu nominato Vescovo di Acerra nel 1978 dal Beato Paolo VI, ed occupò una sede a dir poco problematica. Visto che era vacante da ben 12 anni.
Il coraggio della Verità
Quando in piena opposizione alle mafie, viveva sotto scorta, alle preoccupazioni della madre rispose: “Meglio ammazzato che scappato dalla camorra”.
Il Vescovo Riboldi, in occasione dell’anniversario del suo 90° compleanno, riguardo alle sue marce contro la criminalità, aveva dichiarato: In quel momento mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono”.
Don Antonio fu e resta il simbolo di una Chiesa vicina alla Giustizia e alla Libertà. Specialmente nella difesa dei diritti degli ultimi. Un membro di un’istituzione che annovera parecchi membri incoerenti, ma la cui maggioranza è costituita da persone che hanno fedelmente dedicato la loro esistenza agli ideali del Cristianesimo. In alcuni casi anche silenziosi eroi e martiri.
Il Vescovo Antonio Riboldi è mancato a Stresa, presso la casa dei Rosminiani, dove risiedeva da alcuni mesi. Aveva 94 anni e fu Vescovo titolare fino al 2000. Fu anche molto aperto alle novità tecnologiche. Di lui si ricorda essere stato il primo Sacerdote a servirsi di internet, nel 1997, per diffondere le sue omelie.
Ha espresso la volontà di essere sepolto nella Cattedrale di Acerra.