Annunciata a giugno è già un best-seller.
Nata qualche anno fa per essere motivo trainante di una informatizzazione mondiale destinata ai ragazzi e ai paesi in via di sviluppo, Raspberry (letteralmente: lampone) si è rapidamente affermata come campione di vendite.
La storia del microcomputer più famoso e meno costoso del mondo è ben nota a chi si occupa di elettronica. Passata velocemente dalla versione base a modelli sempre più generosi performances, Raspberry è arrivata quindi alla quarta versione.
In realtà tutto faceva pensare che le migliorie apportabili alla versione 3+ non sarebbero state disponibili se non a partire dal 2020. La Fondazione Raspberry ha invece sorpreso tutti annunciando la versione 4 al prezzo di £. 35,00.
Vediamo quindi insieme i motivi di un successo così eclatante da non giustificarsi esclusivamente col prezzo convenientissimo.
Cos’è Raspberry
Raspberry è una piccola scheda che comprende tutte le potenzialità di un vero computer. Collegando ad essa attraverso le porte USB una tastiera, uno schermo e un mouse, si può tranquillamente navigare in rete, caricare programmi e svolgere tutte le funzioni che normalmente eseguono i nostri ben più costosi computers.
È previsto l’alloggiamento per una scheda Micro-SD sulla quale potremo caricare un sistema operativo destinandone una parte alla registrazione dei dati. E se avessimo bisogno di maggiore memoria di stoccaggio, niente paura, c’è posto anche per collegare un hard-disk esterno. Insomma: sembra proprio la soluzione a tutti i problemi.
Ma chi si illude di poter “accendere” Raspberry e utilizzarla come un normale PC deve essere avvertito di alcune cose. In primis il sistema operativo va scaricato e alloggiato sulla scheda. In secondo luogo va specificato che non si tratta di Windows, oppure di OS X, rispettivamente di Microsoft e di Mac, ma di una particolare versione di Linux.
Il sistema operativo
Il sistema operativo più diffuso per Raspberry si chiama Raspian e si trova gratuitamente in rete. Ad esso viene integrata anche un’interfaccia che “simula” l’aspetto del desktop di Windows.
Sono perciò nati come funghi molti accessori. Uno molto intelligente è sicuramente il display touch-screen che consente di ridurre il computer alle dimensioni di un pacchetto di sigarette.
Nella foto del titolo è una realizzazione sviluppata da chi scrive con la Raspberry Pi 3B+, il modello che precede l’ultima release.
Gli altri usi
Nonostante il bassissimo costo, utilizzare Raspberry esclusivamente come PC è molto riduttivo. La scheda si presta infatti a un’infinità di usi, non ultimi quelli proposti recentemente da IoT (Internet of Thinks) l’acronimo che ci introduce alla Domotica.
Programmando debitamente Raspberry possiamo farle imparare qualsiasi cosa abbiamo in mente, e potremo collegarla a qualsiasi attuatore ci servisse.
Potremo quindi programmare Raspberry per trasformarla in una stazione barometrica. Oppure potremo impartirle i comandi per accendere le luci o la caldaia. O ancora per attivare un cancello elettrico o svolgere automaticamente tutte le azioni che vorremo “insegnarle”
Le riviste specializzate sono zeppe di proposte per un nuovo tipo di “fai da te” ipertecnologico, i cui appassionati vengono definiti “makers”.
Grazie a Raspberry il futuro è già molto più vicino.