Più di 7 ore e mezza a settimana di sport fa male

Fare più di 7 ore e mezza a settimana di sport fa male

I risultati di uno studio USA pubblicato su Mayo Clinic Proceedings

Il troppo stroppia sempre, anche nello sport. Molti cercano nell’attività fisica uno sfogo agli stress quotidiani. E anche il benessere. Ma esagerare fa male, come in tutte le cose.

Qual’è allora il limite tra un’attività fisica efficace e l’eccesso? Lo ha stabilito uno studio svolto da alcuni ricercatori USA e pubblicato su Mayo Clinic Proceedings, dal titolo Cardia (Coronary Artery Risk Development in Young Adult Study). Lo studio si è concentrato sugli individui di sesso maschile e di etnia bianca.

Si tratta di una ricerca molto accurata che prende in considerazione anche gli effetti a lungo termine.

La prima cosa che balza agli occhi è che gli uomini che superano le 7 ore e mezza di attività fisica sportiva, accusano con molta più facilità la calcificazione delle arterie. È un disturbo piuttosto grave che consiste appunto in depositi di calcio. Questi, insieme al colesterolo e quindi alle placche aterosclerotiche, aumenterebbero i rischi di infarto e di malattie cardiovascolari.

Il cardiologo Stefano Bianchi, del Fatebenefratelli San Giovanni Calibita, Isola Tiberina di Roma, in una dichiarazione ripresa dal quotidiano Repubblica, ha precisato: “Questa ampia ricerca è nata per valutare se e in che modo la genetica e lo stile di vita, dalla dieta all’attività fisica, abbiano un’influenza sull’evoluzione della malattia coronarica e sul rischio di infarto”.

I dati

Il campione della ricerca è stato di circa 3.200 che nel 1985 avevano un’età compresa tra i 18 e 30 anni. I soggetti osservati sono stati suddivisi in categorie in relazione al grado di impegno nell’attività fisica.

I risultati hanno sorpreso gli stessi ricercatori, i quali evidentemente non si aspettavano questi esiti. Nei soggetti che hanno praticato attività sportiva per più di 7 ore e mezza alla settimana è stata riscontrata a 50 anni un’incidenza di placche di calcio dell’86%, contro il 27% che costituisce la media.

 

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