Il numero si riferisce solo a questa legislatura
Permette al cronista di lasciarsi andare ad una considerazione: la situazione è ridicola!
Nella legislatura in corso sono stati ben 526 (297 alla Camera e 229 al Senato) i parlamentari che hanno fatto il “salto della quaglia” dal partito all’interno del quale hanno ricevuto la fiducia degli elettori, ad un altro a loro univoca scelta.
È un record che arriva a battere i precedenti primati, che, guarda caso appartengono al Parlamento Italiano.
In tutto questo bailamme, poco importa il parere dell’elettore. Il quale assiste impotente al suo voto speso per fini che non erano quelli che lui voleva.
Un’altra stortura della Democrazia. Che fa allargare le braccia nell’impossibilità, così si dice comunemente, di trovare un sistema di governo migliore.
I rimedi
Ma siamo proprio certi che non vi siano “medicine” che curino la “quaglite”?
La nuova riforma elettorale prevede il divieto a passare da una casacca ad un’altra. Restano però da verificare che non vengano introdotti emendamenti o regolamentazioni che di fatto consentano a chi volesse cambiare “squadra” e mantenere i “privilegi”, di farlo impunemente.
L’inchiesta è stata pubblicata da Corriere.it e ovviamente colpisce per le dimensioni del deprecabile fenomeno.
Tutti i deputati che hanno cambiato bandiera hanno i loro buoni motivi. Forse tranne quello di non aver rimesso il mandato e le migliaia e migliaia di euro mensili che costituiscono lo stipendio dei deputati.
Ci sono state molte defezioni per scissioni. Ed ora il fenomeno che interessa la “campagna-acquisti” è il flusso di ritorno nel partito originario.
La scorsa legislatura non era immune dal “quaglismo”, ma il numero di “affetti” si limitava (!) al 50% rispetto a questo nuovo e clamoroso record.
E il numero non è ancora definitivo. L’asticella del record potrebbe posizionarsi ancora più in alto.
Peccato che questo “sport” non venga annoverato tra quelli olimpici. Il medagliere italiano ne sarebbe fortemente gratificato.