Money … money … money
Il governo non raccoglie quanto aveva preventivato con le misure di sanatoria in vigore e cerca di trovare altre soluzioni.
Le misure di sanatoria in vigore
Il governo ha emanato una serie di norme per cercare di spremere quello che resta del limone-contribuente, ma i dati dei risultati raggiunti sinora non sono soddisfacenti.
Le misure che, attualmente, dovrebbero portare denari alle sempre più esangui casse statali sono:
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l’assegnazione agevolata dei beni ai soci – già prorogata una volta e in scadenza al 30 settembre;
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la rottamazione delle cartelle esattoriali – in corso di proroga;
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la rottamazione delle liti fiscali pendenti – in scadenza al 2 ottobre ma già in odore di proroga;
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la voluntary disclosure – bis – in scadenza al 30 settembre ma alla verifica di una eventuale riapertura.
Le problematiche delle sanatorie
Il problema è che tutte le sanatorie sopra elencate non hanno riscosso grande successo perché sono troppo onerose e di complessa e costosa applicazione.
Assegnazione agevolata beni ai soci
Era già previsto che l’assegnazione agevolata avrebbe raccolto solo le briciole cadute da una tavola imbandita con miliardi di risparmi, palesi o occulti, che gli italiani conservano gelosamente in attesa di tempi migliori, dunque si parlava di 15/20 milioni di euro, davvero noccioline se si pensa alla voragine del debito nazionale.
Rottamazione cartelle esattoriali pregresse
La rottamazione delle cartelle esattoriali invece ha numeri da capogiro.
Le cartelle esattoriali emesse dal fisco a partire dal 1.1.2000 e sino al 31.12.2016, periodo di applicazione della sanatoria, rimaste impagate dai contribuenti in detto periodo, ammontano a più di mille miliardi!
Si tratta in gran parte di tributi omessi, sia dichiarati che derivanti da accertamenti non impugnati, perché i contribuenti non avevano i soldi per pagarli all’epoca.
Le stime di questo recupero disperato – infatti è evidente che se un cittadino non ha i soldi nel 2010, con i tempi che corrono, nel 2017 ne avrà presumibilmente ancora meno – prevedevano, al massimo,il rientro di 5/6 miliardi di euro.
Praticamente il 5%-6% del dovuto.
Pare che questi incassi, alla fine della prima rottamazione, si siano attestati a 4,1 miliardi, dunque ben al di sotto delle previsioni iniziali, da qui l’idea di prorogare la misura per dare più tempo ai contribuenti di reperire i fondi necessari.
Rottamazione liti fiscali pendenti
Questa misura scimmiotta la precedente sanatoria delle liti fiscali pendenti che tanto successo aveva avuto qualche anno fa, purtroppo però con esiti non altrettanto positivi.
Infatti, mentre la misura precedente prevedeva anche la riduzione delle imposte da pagare in base ad una percentuale forfetaria crescente a seconda che la lite fosse pendente nel primo o nel secondo grado di giudizio, quella attuale prevede il pagamento integrale delle imposte dovute ed elimina solo le sanzioni e gli interessi di mora.
In questo modo, evidentemente, chi ha già speso i soldi per il ricorso, solo in rarissimi casi sarà interessato a fare pace col fisco.
La previsione di incasso comunque era di circa 500/600 milioni di euro, ma la scadenza imminente impedirà sicuramente di raggiungere il risultato sperato.
Voluntary disclosure bis
Il raddoppio della procedura di collaborazione volontaria aveva come scopo quello di far emergere il cosiddetto “nero nazionale”, valutato, dal Procuratore Capo di Milano, in circa 150 miliardi di euro.
Questo denaro non è emerso nella prima versione della procedura perché la somma delle imposte, delle sanzioni e degli interessi, da pagare per farlo emergere, è spesso vicina all’80% del nero da far emergere, se non addirittura superiore alla somma da dichiarare.
Tuttavia sembra che questo denaro non stia emergendo neppure nella seconda fase della applicazione della misura.
Le misure previste in futuro
Dunque il governo è schiacciato fra le necessità urgentissima di fare cassa e la volontà politica del PD di dimostrare che gli evasori devono essere puniti senza alcuna pietà.
I parlamentari che nelle commissioni provano a proporre soluzioni di apertura, anche solo parziale, a ipotesi di sanatoria di qualsiasi genere, vengono immediatamente contrastati e ostacolati dai membri di maggioranza, in ossequio alla logica del “duro e puro”, sostenuta anche dall’Ue, sembra.
Anche se la stessa identica misura è stata applicata in Germania fino al 2005, ed è ora a regime, con l’applicazione di una imposta del 25% sui capitali rientrati e del 35% dopo il 1.1.2005, dunque sarebbe davvero incomprensibile il motivo per il quale la Germania, leader dell’UE possa applicare una aliquota di favore ai propri cittadini colpevoli di evasione di imposta ed invece l’Italia debba applicare ai propri evasori, aliquote più che doppie di quelle applicate dai tedeschi.
Tuttavia l’esecutivo dovrà trovare una quadra entro la metà del mese di ottobre quando il consiglio dei ministri dovrà approvare la legge di bilancio con tutte le leggi collegate, compresa la manovra di fine anno.
Vedremo se prevarrà la logica del politicamente corretto o la pragmaticità delle esigenze di cassa.
Gli italiani, in attesa, con buona pace del governo e della maggioranza, resistono e usano le case come casseforti ed i materassi come bancomat.