Chi ama la matematica vede la realtà attraverso i numeri, invece chi impazzisce i numeri li dà. Fra i due estremi della razionalità e della follia c’è infine chi fa il prestidigitatore e i numeri li fa apparire e sparire magicamente, di solito a proprio vantaggio però.
Pochi giorni fa autorità governative e l’agenzia delle entrate hanno comunicato al pubblico i dati del recupero della evasione fiscale del 2017, dei risultati del contenzioso fiscale e della occupazione.
23, 19 e 6: il recupero della evasione fiscale 2017
Il dato è miracoloso, non solo perchè secondo il ministro Boschi sarebbero stati recuperati almeno 23 miliardi di euro di imposte evase nel corso del 2017, ma anche per il fatto che il dato è relativo ad un anno che è ancora in corso e dunque come avrà fatto la ministra ad avere i dati a consuntivo è davvero un mistero.
Inoltre il dato, sconfessato pochi minuti dopo la comunicazione pubblica dalla stessa Boschi, porterebbe a dati di recupero dell’evasione più bassi di quelli del 2016, considerato che il totale previsto ammonta a circa 19 miliardi, che però per circa 6 miliardi sarebbero riconducibili alla raccolta della rottamazione delle cartelle esattoriali, alla rottamazione delle liti pendenti ed alla voluntary bis due.
70 e 45: le vittorie dell’Agenzia Entrate nei processi tributari
L’Agenzia delle Entrate vanta il 70% di vittorie, totali o parziali, nelle sentenze delle Commissioni Tributarie di primo e secondo grado.
In effetti la realtà dice che l’ufficio vince totalmente solo nel 45% dei casi, ciò significa che il restante 25% è relativo a quelle che l’ufficio ritiene vittorie parziali.
Ma…
Ma in realtà, poiché l’ atto contestato contiene una pretesa tributaria, quando il contribuente che si difende vede il proprio ricorso parzialmente accolto dal giudice, l’Agenzia dell Entrate è comunque soccombente anche se solo in parte, dunque è perdente e non vincente.
800.000, 24 e 1,4: i risultati dell’occupazione
Il magico governo Gentiloni ha dichiarato di aver recuperato 800.000 posti di lavoro, dunque problema della disoccupazione risolto in Italia?
Purtroppo no, infatti poi si precisa che il 24% dei nuovi posti di lavoro sono a tempo determinato e molti degli altri sono contratti a chiamata, diventati obbligatori dopo l’ipocrita abolizione dei voucher.
Come pensa di rimediare il governo ? Non certo affrontando il problema del costo del lavoro, che è talmente alto in Italia che le imprese non lo sopportano, ma proponendo – notizia di oggi – di aumentare il costo dei contratti di lavoro a tempo determinato dell’1,4% per penalizzarli e costringere le imprese ad assumere a tempo indeterminato.
Insomma, quando, magicamente, la matematica diventa un’opinione.