Emerge la notizia di tentativi di violazione dei dati della Legatura Apostolica di Hong-Kong.
Cosa c’è dietro la notizia rimbalzata dai media di tutto il mondo circa i tentativi di infiltrazione da parte di hackers cinesi sui server vaticani?
Pare appurato non si tratti di imprese da parte di “pirati” informatici indipendenti. A maggio gli esperti informatici della Città del Vaticano hanno rilevato alcuni tentativi di forzatura dei sistemi di Hong-Kong ed è scattato immediatamente il piano di protezione.
Di ieri la notizia che la Santa Sede ha fatto trasferire dapprima nelle Filippine, e poi direttamente a Roma, tutti i dati sensibili e i documenti più delicati. Attualmente queste informazioni sono confluite nell’ex Archivio Segreto, chiamato oggi Archivio Apostolico.
Il timore degli esperti informatici vaticani era quello che le autorità militari cinesi avessero intenzione di carpire o addirittura di distruggere gli archivi.
Il più recente accordo tra Cina e Città del Vaticano era stato formalizzato il 22 settembre 2018. Ma già da allora il Vaticano era rimasto perplesso dalla volontà imposta dai cinesi affinché i termini restassero segreti. Questa reciproca diffidenza pare ora aver trovato riscontro oggettivo.
Tra gli analisti internazionali non manca chi sostiene che questa possa essere una manovra concertata dai servizi statunitensi. La trattativa per arrivare ad un rapporto diplomatico stabile tra Cina e Santa Sede è visto ovviamente in senso negativo dagli USA.
I servizi segreti di Trump potrebbero infatti trarre beneficio da una situazione come questa per incrementare il peso del “partito anti-cinese” che ha un radicamento importante nel mondo cattolico.
Gli USA non avevano infatti esitato nel 2018 a scagliarsi contro Papa Francesco per la scelta del tentativo di avvicinamento a Pechino.