Firenze, scavano per fare un garage e trovano fornace del '300

Firenze, scavano per fare un garage e trovano fornace del ‘300

Italia, preziosa risorsa artistica per il mondo

Lo si dice comunemente: se in Italia scavi una buca salta fuori un tesoro artistico.

Questa frase, spesso pronunciata per burla, ma sintetizzare le grandi risorse artistische sepolte dal tempo nel nostro Paese, questa volta si manifesta in termini letterali.

È accaduto a Firenze. Durante gli scavi effettuati da privati per costruire un garage, è emersa la fornace di Tugio di Giunta.

La bottega

Si tratta del laboratorio-fabbrica di un famosissimo artigiano del medioevo, ritenuto il migliore esecutore delle splendide opere in ceramica vetrosa, molte delle quali sono esposte nei più prestigiosi musei.

Tugio era anche il titolare di numerose commesse provenienti da importanti luoghi. Come ad esempio dall’Ospedale di Santa Maria Nuova.

Valeria D’Aquino, archeologa incaricata degli scavi di recupero di questi beni culturali, non ha dubbi. In un’intervista pubblicata su Corriere.it, la D’Aquino ha dichiarato: “Siamo certi si tratti proprio della bottega di Tugio, non solo perché i documenti d’archivio la identificano chiaramente ‘nella strada maestra Romana, nel popolo di San Gattolino’. Ma anche perché nello scavo abbiamo rinvenuto molti frammenti con il marchio di fabbrica”. In pratica questi reperti riportano la “firma” che Tugio utilizzava per siglare le sue opere. Ovvero un asterisco a sei punte che veniva posto alla base di boccali e orcioli.

L’officina di Tugio di Giunta fu attiva per circa 80 anni, dalla fine del 1300 fino alla metà del 1400.

L’importanza della scoperta

Alcuni dei ritrovamenti sono molto significativi anche dal punto di vista storiografico. Sono stati rinvenuti infatti anche i pezzi relativi all’ultima infornata. Questi confermano, con la loro data di creazione, anche il periodo di chiusura della fabbrica, riportando l’indicazione dell’anno 1460.

Tugio fu l’elemento illuminato di una famiglia di ceramisti. Figlio di Giunta, fu colui che stabili i contatti e soprattutto gli accordi con varie istituzioni facendo crescere enormemente il prestigio della propria bottega.

La scoperta fornisce anche altre importanti indicazioni. Grazie agli attrezzi rinvenuti possiamo anche ricostruire con maggiore precisione l’evoluzione delle tecniche di lavoro della ceramica di quel periodo.

Infine una curiosità. Tra i pezzi ritrovati ce n’è uno sul quale si distinguono chiaramente le vicende di una novella del Boccaccio. Ed esattamente quella che si riferisca a Lisabetta da Messina. Si riconosce infatti l’immagine di una testa mozzata e posta su un vaso, e su cui cresce una pianta di basilico.

 

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