La rete: occasione persa dalla gente e cagione di indottrinamento.
Una delle invenzioni più importanti nella storia dell’Umanità è certamente internet. Un’opportunità unica che consentirebbe di diffondere cultura e informazione, e nello stesso tempo offre la possibilità di abbreviare tempi di esecuzione delle mansioni dell’uomo. Il tutto annullando distanze e creando una logistica in tempo reale.
Basti pensare a quanto offrono la domotica e gli altri automatismi, i quali consentirebbero di gestire la nostra vita in un ambito altissimo di qualità. Abbiamo scoperto lo smartworking.
Purtroppo queste grandi potenzialità vengono mortificate dall’utilizzo da parte degli utenti.
Uno dei sistemi che meglio parteciperebbero alla diffusione di una necessaria cultura informatica è quello dei social. La condivisione di esperienze, notizie, nozioni, sarebbe una grande propulsione per l’arricchimento personale di ognuno di noi.
Il risultato che si è ottenuto è invece, se ci pensiamo, abbastanza inquietante. Facebook, Instagram, Twitter, Telegraph, e gli altri social vengono utilizzati in modo prevalentemente banale. Questo comportamento di massa è stato evidentemente avvertito dai grandi sistemi economici, i quali se ne sono impadroniti.
Non si vuole ad arrivare a pensare che tutto sia stato costruito a questo scopo fin dall’inizio. Ma è un dato di fatto che le cose siano state poi incanalate in un certo modo.
Sappiamo tutti che alla base di qualsiasi sistema economico, sia esso capitalista o socialista, c’è la ricerca del miglior risultato al minor costo. Per giungere a questo risultato occorre far coincidere fattori molto diversi tra loro. Primi tra tutti l’abbattimento dei costi di produzione e la collocazione sul mercato.
Anticamente il problema del costo della manodopera veniva risolto attraverso l’utilizzo degli schiavi. Quello della collocazione delle merci sul mercato veniva invece superato creando domanda attraverso le guerre. A ogni guerra segue la ricostruzione e la ricerca di agiatezza.
Nella concezione contemporanea del mondo queste due soluzioni barbare sono state superate. O almeno lo sono state nelle loro forma pura.
I nuovi concetti di sfruttamento e indottrinamento
I social in realtà consentono a grandi gruppi economici uno studio dettagliato delle esigenze dei consumatori. Non solo tratte dalle informazioni che essi mettono spontaneamente a disposizione, ma anche da molte accezioni indotte.
Spingere quindi i frequentatori dei social a creare contenuti che sembrano banali, ma che rivelano di fatto cose su cui il “sistema” si interroga, è una vera miniera d’oro. L’utente diviene senza accorgersene un individuo che fornisce gratuitamente gli strumenti per il suo sfruttamento.
Traendo a costo zero le indicazioni di base sulle esigenze del mercato, i grandi gruppi economici possono facilmente individuare le linee di produzione.
Ma il “giochino” non si ferma qui. Dopo aver abbattuto i costi di ricerca, resta il problema della collocazione sul mercato fino alla sua saturazione. Qui entra in campo una tecnica ancora più subdola che è quella della creazione dei bisogni.
Si sfrutta la tendenza dell’ignaro utilizzatore a dare per scontato quanto appaia sui media. Se una volta ci si fidava perché “l’ha detto la televisione”, ora si sono aggiunti i social.
Troppe persone credono ciecamente a quanto si trova scritto su Facebook e compagnia bella. E anche nei confronti di coloro che “credono di non crederci”, resta comunque il germe ammaliante di un’offerta o di una necessità alla quale non avevano mai pensato.
Un semplice “like” messo al post di un amico si tramuta in una via per sondare le nostre preferenze in ogni campo, o le nostre tendenze di pensiero. Il tutto viene poi elaborato e “macinato” da potenti algoritmi.
La radice del nostro profilo social è inoltre il chiavistello per entrare in quello dei nostri “amici” in una diramazione senza fine.
La politica e la Libertà
Un panorama aberrante. Ma diventa ancora più inquietante se si pensa che queste tecniche vengono utilizzate anche per motivi politico-elettorali.
Ci saremo accorti che ormai in tutto il mondo si vive in perenne campagna elettorale. Questa non è una sensazione, ma una realtà che non è giustificata dalla semplice programmazione. Per creare pathos, ansia, paura e altri sentimenti, occorre muovere lentamente le leve giuste. E questa tecnica necessita del suo tempo.
Ne sorte purtroppo un’Umanità devastata nel suo intimo. Dove il libero arbitrio è subordinato ad attacchi psicologici devastanti. Il concetto stesso di Democrazia ne viene fuori con le ossa rotte.
E tutto parte… dal cattivo utilizzo dei social.