Sono le quarte elezioni dalla caduta di Saddam Hussein.
Domani, 12 maggio, potrebbe essere una data storica per l’Iraq. Gli Iraqeni si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. E sarà il primo dopo la sconfitta dell’Isis.
La situazione non è comunque fluida. All’orizzonte del nuovo esecutivo si prospettano nodi nazionali ed internazionali da risolvere. Il primo tra tutti riguarda l’assetto interno, con lo spinoso problema della minoranza curda.
Nel settembre dello scorso anno la regione del Kurdistan aveva già votato per il referendum sull’indipendenza. E circa il 92% degli elettori si erano pronunciati per il SI. Ma anche sui semplici dati c’erano state incongruenze. I voti scrutinati e annunciati sono stati 3.440.616. Anche se poco prima il numero era stato indicato in 3.305.925 su 4.581.925 aventi diritto.
Nonostante il risultato, il Primo Ministro Haidar al Abadi aveva annunciato che l’Iraq non avrebbe rinunciato alla propria unità.
C’è attesa sull’esito del voto. E la speranza è che finalmente vi sia pace in questa tormentata regione.