Cos'è il sapere? Qual è la verità? Esiste la realtà?

Cos’è il sapere? Qual è la verità? Esiste la realtà?

Approfondendo i pensieri di Kant, Fichte e Hegel si arriva a toccare il Cristianesimo

Cos’è il “sapere”? Qual è il suo fondamento? Cos’è la realtà? Domande non banali che hanno coinvolto nella ricerca della risposta filosofi di ogni epoca. Uno dei periodi più fruttuosi nell’evoluzione del pensiero riguardo a questo argomento fu a cavallo tra il XVIII e XIX secolo con le intuizioni di Kant, Fichte e Hegel. Da allora sono stati compiuti altri passi importanti, ma resta la genialità di questi tre grandi pensatori.

Immanuel Kant (1724-1804) sosteneva le “forme a priori”, ovvero quelle strutture fondamentali sulle quali l’uomo ripone la certezza e su queste basa tutto il suo pensiero e il proprio sapere. Non è detto però che queste forme che si trasformano in piattaforme fondamentali esistano nella realtà.

Le più importanti tra esse sono infatti il tempo e lo spazio: non esiste realtà che l’uomo possa “toccare con mano” che non sia dipendenti da queste due “strutture”. Un’altra non meno importante è la verità, al di là di cosa essa sia filosoficamente, praticamente o come la si interpreti. La Fisica oggi ci dice che spazio e tempo in determinate condizioni possono anche non esistere. I Filosofi confermano che forse neppure la verità esiste, o almeno qualcuno di loro la sottopone all’opinione. L’uomo però, disse Kant, non può che veder condizionato il proprio pensiero da una sorta di dipendenza dalle forme a priori (che chiama così perché consciamente o inconsciamente si affacciano prima del pensiero). Certamente una teoria affascinante.

Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), pur essendo un ammiratore di Kant, tende però a superare le forme a priori. Parte dall’assunto che per conoscere una cosa (e stiamo parlando del SAPERE, dunque dobbiamo considerare la conoscenza), occorre conoscere anche il suo contrario. Applica dunque questo metodo all’IO personale. Per Fichte l’IO è azione, atto primo e energia. Il suo contrario, ovvero il NON IO è la negazione di tutto, in quanto non troviamo alcunché in esso, neppure il pensiero. Dunque il fondamento del sapere sta nell’interiorità umana. In pratica sostituisce le forme a priori suggerite da Kant, con la logica, il principio di identità e il principio di non contraddizione. Va detto che Fichte è da annoverare tra gli idealisti, ovvero tra coloro che contestarono l’Illuminismo sostenendo che non spiegava cosa fossero le idee.

Un idealista fu anche Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) che si occupò di definire la realtà. Alcuni filosofi nel cercare di definirla giunsero addirittura alla conclusione che la realtà possa anche non esistere: affermazione che stupisce e che corre il rischio di essere banalizzata. Gli stessi infatti sostennero che di fatto realtà e verità si manifestano in un accordo (patto sociale). Lenin pronunciò la famosa frase: “Se la realtà è contro l’idea, tanto peggio per la realtà”, con la quale di fatto riteneva lecito alienare la realtà. Hegel propose un geniale percorso per la definizione di realtà costituito da: 1) Tesi 2) Antitesi 3) Sintesi Tesi: per esempio possiamo prendere un albero, e constatare che è reale Antitesi: è l’albero in sofferenza, ovvero l’albero che è stato abbattuto. Sintesi: si arriva dunque a constatare il superamento di tesi e antitesi quando grazie alla legna dell’albero in sofferenza si costruiscono un tavolo, una sedia o altri oggetti utili.

Lo stesso principio è applicabile al Cristianesimo: Tesi: Padre Antitesi: Figlio Sintesi: Spirito Santo che agisce nella Chiesa

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