Nuove teorie sull’età dell’Universo: potrebbe essere più giovane.
L’età dell’Universo è stata finora calcolata in 13,7 miliardi di anni. La comunità scientifica era concorde su questa datazione perché derivava dal calcolo della velocità di espansione dopo l’esplosione del Big-Bang.
Tutto si basa però sulla costante di Hubble, che in realtà proprio costante non è. Si tratta di un valore che resta stabile in ogni parte dell’Universo ma solo per un piccolo periodo.
A seconda del valore della costante di Hubble il calcolo della velocità di espansione dell’universo è diverso in modo proporzionale. Si avrà una velocità maggiore se la costante sarà maggiore e viceversa.
Recentemente Inh Jee, del Max-Planck-Institut für Astrophysik (Germania) ha coordinato uno studio pubblicato su Science nel quale si propone un valore diverso della costante di Hubble finora considerata ai fini dei calcoli. Il metodo di misurazione adottato è sulla distanza di diametro angolare a due lenti gravitazionali.
Le lenti gravitazionali (nella foto) sono oggetti con massa molto elevata che sono in grado di deviare la luce che proviene da stelle e galassie, permettendo di calcolarne la distanza. Il sistema finora utilizzato si affida invece a supernove e cefeidi (nome derivato da Alfa Cephei, la prima stella di questo tipo utilizzata allo scopo).
Con questo metodo la costante di Hubble potrebbe assumere la grandezza di 82,4 e non di 70 come sempre abbiamo ritenuto. E di conseguenza, crescendo il suo valore e la velocità di espansione, l’universo potrebbe essere più giovane.
La “nuova” età potrebbe essere di 11,5 miliardi di anni. Insomma: saremmo tutti più “giovani” di quasi 2 miliardi di anni.