C’è modo e modo di essere nostalgici
La lingua italiana è giustamente considerata un idioma tecnicamente avanzato. Dal punto di vista storico è l’erede del Latino ma soprattutto nasce e si sviluppa guidato dalle esigenze improntate dalla cultura occidentale, e dalle influenze della sapienza antica dei Greci.
In questa sua mansione riesce ad esserne interprete. Il tutto in un incedere aulico e unico al mondo.
Ogni termine della nostra parlata ha un significato preciso. Anche se spesso è uso comune traviarne i significati per indicare stati d’animo e passioni che possono in qualche caso sviare.
Se indaghiamo sul termine “nostalgico” potremmo accorgerci che una definizione completa e calzante è stata data da uno dei giganti della nostra letteratura, Italo Svevo, il quale lo tradusse come l’indicazione di chi è “spinto dal bisogno nostalgico di ricercare il tempo che non è più“.
Bene. Appurato che “nostalgico” è colui che rievoca un tempo che non esiste più, dobbiamo anche prendere coscienza che chi così si definisce dovrebbe essere ben conscio che ciò che vorrebbe che tornasse, esiste solo a livello teorico.
Il “nostalgico” in Politica
Traslando questa introduzione nella Politica, o meglio nella Partitica italiana del terzo millennio, dovremmo quindi stemperare gli animi. Può definirsi correttamente nostalgico chi ha preso coscienza che i regimi per i quali prova nostalgia non avrebbero alcun senso nel presente.
Non credo, e mi perdonino i promotori, nella rievocazione di formazioni politiche di altri tempi. Non ci sono i presupposti e neppure le circostanze adeguate.
Gli stessi protagonisti di un tempo avrebbero certamente al giorno d’oggi comportamenti diversi, e assumerebbero posizioni differenti. Dettate ovviamente da un panorama che è profondamente mutato.
Inutile riproporre, se non in senso strettamente storico e accademico, le linee che furono dei vari De Gasperi, Berlinguer e Almirante. Giganti, è vero. Ma personaggi che appartengono al passato. Anche se avvolti giustamente dal manto della Leggenda (quella con la “L” maiuscola).
Ed ha ancor meno senso avere una “concreta” nostalgia di Stalin o Mussolini. Per il semplice fatto che la nostalgia non PUÒ essere concreta, ma solo eterea.
Pensare che regimi del passato possano essere applicabili al presente è follia. Oppure malafede. Nella più positiva delle accezioni, ingenuità.
E il nostro Paese, specialmente in questo momento non può permettersi ingenui, e ancor meno truffatori o folli.
L’invito è quindi quello del ritorno alle basi dei significati. Lasciamo la nostalgia ai nostalgici e andiamo avanti. Se possibile tutti insieme.