La vicenda che sta facendo tremare la nostra economia.
L’offensiva giudiziaria scatenata contro la decisione di Arcelor-Mittal di chiudere gli stabilimenti ex Ilva di Taranto sta dando gli effetti sperati.
È notizia freschissima che la direzione dell’azienda a capitale estero abbia accettato di incontrarsi con i rappresentanti del Governo italiano per trattare la permanenza.
Questa decisione non coglie di sorpresa chi ha ritenuto che la paventata chiusura fosse una mossa strategica per ottenere dal Governo Conte delle condizioni più favorevoli.
Il problema di fondo resta però quello che ha colpito la fantasia di molti osservatori. La tesi da essi portata rischia il limite del “complottismo”, ma secondo alcuni potrebbe anche corrispondere in parte o totalmente al vero.
La Arcelor-Mittal portava in Italia una quantità di lavoro che copre circa un terzo della voce più importante della nostra economia, quella che fa riferimento all’industria siderurgica.
Secondo questa analisi la Arcelor-Mittal avrebbe acquisito l’Ilva per portarla alla chiusura. In questo modo le industrie tedesche e francesi si sarebbero liberate del concorrente più pericoloso: quello che impediva loro maggiori guadagni.
Da Taranto infatti arriva per l’Europa l’offerta più concorrenziale, e ciò non fa certo piacere alle aziende straniere.
Il Premier Conte sta assumendo ora una politica attendista. Si aspetta che vadano in porto le prime mosse giudiziarie per esercitare forse maggiore pressione su Arcelor-Mittal e avere maggiore potere contrattuale.
Sempre sperando che tutto non si riduca a un “teatrino” che porti via troppo tempo. Per Arcelor-Mittal il tempo che scorre è prezioso perché a soffrire resterebbe la nostra economia e le famiglie che rischiano il posto di lavoro.